“Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante.
Ah sì? E cosa ha capito?
Che vola solo chi osa farlo.” L. Sepulveda
Punto la sveglia alle 5. Il viaggio che si prospetta l’indomani è mirato ad immortalare i possenti grifoni, gli avvoltoi padroni delle gole del Verdon. Questo canyon, in Francia, dista circa 5 ore da Torino. Lo zaino e l’attrezzatura fotografica sono pronti. Un misto di incertezza, aspettativa e paura si fanno strada nel mio cuore. Eppure, l’emozione di veder volare i grifoni a ridosso delle ripide pareti del canyon, mi elettrizza. Insieme a questo turbinio di emozioni, mi addormento pian piano.
Alle 6 parto da Torino, con quelli che saranno i miei compagni di viaggio nei prossimi due giorni. Siamo tutti fotografi naturalisti accomunati dalla stessa passione: voler imprimere nell’obiettivo una natura così selvaggia e così sfuggevole.
L’alba è ancora lontana e il cielo puntellato di fievoli stelle, che riluccicano nel blu della notte. Illuminiamo la strada con i fari delle nostre auto e partiamo.
Le gole del Verdon
La nostra destinazione sono le gole del Verdon, in Francia. Mi ero documentata qualche giorno prima di partire, scoprendo cose interessanti. Sono soprannominate il “Grand Canyon d’Europa”. Situate in Alta Provenza, con pochi numeri si comprende subito il perché di questo appellativo: le gole sono lunghe quasi 40 chilometri e sono attraversate dal turchese fiume Verdon, che regala colori vividi e pittoreschi in qualunque periodo dell’anno. Le vertigini vengono anche se non si soffre d’altezza: le pareti strapiombanti sono infatti alte dai 250 ai 700 metri e terminano a valle, tra la folta vegetazione che cresce rigogliosa vicino al fiume. La colorazione del fiume è determinata dalla presenza del fluoro e dalle micro alghe presenti sul fondale. Grazie ad esse, le tonalità variano dal turchese al verde acqua, regalando scorci molto artistici.
I grifoni del Verdon
Tra queste pareti rocciose vivono i famosi grifoni, simbolo delle gorge. Questi avvoltoi, fieri e possenti, sono i padroni assoluti del luogo. Quando leggo che possono raggiungere anche 2,8 metri di apertura alare, sono ancor più carica e immagino quanto possa essere emozionante vederli dal vivo. Come me, moltissime altre persone rimangono affascinate da questi animali, che infatti richiamano un sacco di appassionati, naturalisti, fotografi e semplici turisti, tanto da esser diventati il simbolo di questi luoghi. È per loro che abbiamo scelto questa meta.
Ad onor del vero, c’è da precisare che i grifoni, che oggi si contano numerosi, sono il risultato di un progetto di ripopolamento. In effetti sono monitorati costantemente e le carcasse vengono messe a loro disposizione per cibarsi. Non è propriamente quello che io chiamerei un ripopolamento avvenuto con successo, poiché è ancora determinante l’azione dell’uomo, tuttavia devo riconoscere che il progetto ha un buon proposito, a prescindere dal lato economico e turistico.
Mentre immagino come sarà vederli per la prima volta volare tra il famoso canyon francese, mi accoccolo sul sedile, cerco di trattenere quanto più calore possibile. L’alba si fa strada progressivamente nel cielo e la temperatura sale timidamente di pochi gradi.
L’arrivo al punto panoramico
Finalmente, dopo aver attraversato campi di lavanda, laghi e diversi abitati, arriviamo al lago Sainte Croix e cominciamo a risalire lungo la strada. Ma… l’animo fotografo è in noi e accostiamo appena ne abbiamo l’occasione per godere di un bellissimo scorcio sul lago, che segna la fine del canyon. È qui infatti che sfocia il fiume Verdon, dopo aver attraversato le gorge. Ripartiamo subito dopo e stavolta non ci fermiamo più, i grifoni ci aspettano! Salendo, mi accorgo dei bellissimi colori autunnali che ravvivano qua e là i boschi a valle. Giallo, rosso, verde e blu… Un arcobaleno autunnale! Poi, mentre ammiro il paesaggio davanti a me, scorgo un puntino nero che si staglia nel cielo blu… eccolo, è il primo grifone! Come se ci volesse dare il benvenuto, vola proprio sopra le nostre teste! E, neanche a farlo apposta, segue la nostra auto come a guidarci lungo il sentiero.
Accostiamo l’auto dopo un paio di tornanti e incominciamo il nostro “appostamento fotografico”. La stanchezza del viaggio sparisce appena i grifoni si mostrano in tutta la loro bellezza.
Il volo dei grifoni
Resto lì parecchie ore. In sottofondo il rumore degli otturatori delle tante reflex che mi circondano. Scatto anche io, a raffica, seguendoli con il mirino. Alcuni si avvicinano volando anche a una trentina di metri di distanza, quasi come se si prestassero allo shooting fotografico mostrandosi in tutta la loro bellezza. Li osservo molto e cerco di capire i loro movimenti, per anticiparli e scattare foto con una buona angolazione.
Sfruttano le correnti ascensionali per il loro volo. È facile capire quando ne hanno trovata una: partono da fondo valle e salgono pian piano con delle imbardate circolari. Quando arrivano vicino al terrazzamento in cui ci siamo noi, pronti con le reflex, mi rendo conto di quanto siano grandi.
Essendo avvoltoi, hanno il capo più basso rispetto alla linea dell’ala e con poco piumaggio. Questo per permettere che la testa entri dentro le carcasse per poterle spolpare per bene. Alla base del collo hanno poi un collarino di piume. Con questo accorgimento il restante piumaggio resta pulito e non rischia di sporcarsi con il cibo.
Spiccano tra i colori autunnali. Non fanno rumore e non sbattono le ali. Sono silenziosi, fieri e anche un po’ curiosi. Alcuni si avvicinano molto e ci scrutano, altri sfrecciano come dei razzi.
Pian piano il sole scende e, quando le condizioni di luce non permettono ormai più di fotografarli, scendiamo anche noi. Al tramonto ritornano ai nidi, volando via dal canyon.
Pernottiamo a Castellane, punto di inizio delle gorge del Verdon e il secondo giorno, dopo esserci rifocillati per bene, passiamo una giornata ad immortalarli nuovamente, spostandoci nel territorio, tra una strada e l’altra. Stavolta sono più timidi. Il vento è debole e loro volano lontani, a ridosso delle pareti rocciose. In lontananza, sembrano tanti parapendii. Ci spostiamo nel corso della giornata in diversi punti panoramici, finché arriva l’ora di tornare a casa.
Soddisfatta e ammirata, torno a Torino con il sorriso sulle labbra, affrontando nuovamente le tante ore di auto. Attraversiamo la valle di Susa e purtroppo scorgiamo nel buio i primi incendi, che poi si sarebbero moltiplicati durante il corso dei giorni successivi, provocando i gravissimi danni noti a tutti alla fauna, così come agli abitanti delle cittadine della valle.
Informazioni utili
Ufficio del turismo di Castellane: clicca qui
2 Comments
Grazie Cristina,
una sintetica e interessante agenda di viaggio. Le foto sono bellissime, si sente il tuo amore per la natura. Spero di poterci andare anche seguendo le tue coordinate.
Auguri per il prossimo viaggio.
Raffaella
Grazie mille Maria per le belle parole!
Ti auguro di andarci presto!
Cristina