In ogni passeggiata nella natura l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca.
John Muir
Informazioni utili
Cartina IGC n° 105, scala 1:25000, Sestriere Claviere San Sicario Prali
Cartina IGC n° 1, scala 1:50000, Valli di Susa, Chisone e Germanasca
Partenza: Pattemouche, 1589 metri
Arrivo: Rifugio Troncea, 1915 metri
Dislivello: 326 metri
La passeggiata che da Pattemouche, nei pressi di Pragelato, arriva al rifugio Troncea, è una di quelle che si può facilmente fare in piena tranquillità, per godersi bei panorami e rifocillarsi in rifugio, senza quasi dover faticare. Per questo, è ottima per famiglie con bambini. Si dirama lungo una strada sterrata, quasi interamente in piano, tranne per l’ultimo tratto che in mezz’ora porta al rifugio.
Come arrivare al rifugio Troncea
Si parcheggia l’auto nel parcheggio di Pattemouche, a 1589 m, alla fine della strada e da lì si imbocca l’ampio sterrato.
C’è la possibilità di percorrere il sentiero da entrambe le sponde del torrente Chisone. Entrambe le tracce sono ben segnalate. Vi consiglio di percorrere la tratta sulla sinistra orografica del torrente all’andata, per poter vedere i ruderi della vecchia miniera, mentre per il ritorno la destra orografica del fiume è più soleggiata.
Destra e sinistra orografica: date le spalle alla sorgente del fiume e volgetevi verso la foce. La destra e la sinistra orografica saranno così delineate e corrispondono alle relative sponde del fiume.
Il sentiero è adatto ad ogni stagione e d’inverno è percorso da sciatori di fondo.
Vecchie fonderie, miniere e storia partigiana
Il primo tratto del sentiero costeggia il torrente, fino ad arrivare quasi subito al rifugio Mulino di Laval, a 1651 m. Proseguendo sul sentiero che si dirama lungo la sinistra orografica del torrente Chisone, è presente anche l’antica fonderia La Tuccia. Abbandonata nel dopoguerra, sono rimasti ancora i ruderi, attorno ai quali un percorso ad anello con pannelli espositivi permette di ammirarli da ogni prospettiva. Questa valle porta con sé storia e resistenza partigiana e, purtroppo, anche una triste tragedia. Nel 1904, infatti, 81 minatori provenienti dalle miniere del Beth persero la vita sotto una valanga.
Le borgate di Laval, Seytes e di Troncea, oggi abitate solo durante l’estate, furono incendiate dall’arrivo dei tedeschi nel secondo dopoguerra, spingendo gli abitanti a stabilirsi nei centri abitati.
Dalla fonderia, subito ci si ritrova a dover oltrepassare il torrente sopra un solido ponte di legno. Ben presto si arriva al bivio, ben segnalato e che porta al rifugio Troncea dopo alcuni tornanti.
Il bivio per arrivare al rifugio Troncea
A 1772 m il bivio che vi porterà dritti dritti al rifugio. Proseguire sulla sinistra verso il rifugio Troncea, come segnalato, abbandonando il sentiero che altrimenti porta all’Alpe Mey. Da qui, in appena 30 minuti sarete arrivati a destinazione.
La fauna della valle
Stambecchi, caprioli, cervi, cinghiali e marmotte.
Tutti questi animali hanno il loro areale nella valle, tra Punta Rognosa, Monte Barifreddo e Bric Ghinivert. I cinghiali abitano le zone più a bassa quota, mentre stambecchi e camosci sono avvistabili anche più in alto. Il cervo e il cinghiale, animali crepuscolari e molto schivi, frequentano principalmente il versante orografico destro. Gli stambecchi si possono osservare sulle rocce della Punta Rognosa, del Ghinivert e del Ruetas, mentre durante l’inverno le rocce sopra l’alpe delle Lendeniere sono le più popolate. Tra maggio e giugno, i caprioli dnno alla luce i cuccioli. Sebbene il periodo riproduttivo avvenga durante la stagione estiva, questi animali riescono a congelare l’embrione fino alla fine dell’inverno. Infine le marmotte, con i loro fischi acuti, escono in questo periodo dal lungo letargo invernale e sono facilmente avvistabili anche dal rifugio Troncea, mentre si rincorrono e giocano lottando.