Che cos’è l’Hillary Step?
- Ovviamente è il tetto del mondo; qualunque alpinista appassionato d’alta quota ha come sogno raggiungere la vetta più alta della Terra! Esiste, mica vorrai non scalarlo?!
- La via sud-est non è tecnicamente complicatissima, a meno di alcuni tratti tra cui uno, situato a 8790 metri d’altitudine e chiamato appunto Hillary Step.
C’è chi dice che sia crollato e chi sostiene il contrario
Certo, dopo il tweet di Mosedale tutti gli occhi del mondo sono stati puntati sull’Everest. Se ne era già parlato l’anno prima, attribuendo al forte terremoto del 2015 la causa del crollo di alcuni massi del famoso gradino. Tuttavia, tra gli stessi alpinisti e sherpa i pareri sul reale crollo rimangono contrastanti: se Mosedale afferma che non c’è più, il Presidente del Nepal Mountaineering Association conferma che è rimasto intatto e che sono state fatte le opportune analisi e verifiche sul campo. Le diverse interpretazioni sono entrambe confutabili dal momento che è difficile stabilire la morfologia della parete di roccia con la neve che la copre in gran parte.
Cosa comporterebbe il crollo dell’Hillary Step?
C’è chi sostiene che il crollo della parete rocciosa potrebbe in qualche modo facilitare la salita alla cima. L’Hillary Step è un tratto in cui è richiesta una certa tecnica alpinistica e l’annullamento di questa difficoltà presente sulla “facile” (si fa per dire) via sud-est potrebbe portare a un ulteriore sovraffollamento del tetto del mondo.
A proposito dei numerosi alpinisti che tentano la cima dell’Everest
L’Everest è famoso perché è sia la montagna più alta del mondo, sia perché è spesso, o quasi sempre, sovraffollata. La via più abbordabile rimane la sud-est. Ma gli alpinisti che tentanto la vetta sono così tanti che, nonostante sembri assurdo, ma c’è la coda per salire! Se ne sono viste di foto in cui una fila di omini della Michelin vestiti di rosso o arancio risultavano quasi fermi ad aspettare che il compagno davanti salisse.
La questione è preoccupante e molti grandi nomi dell’alpinismo, tra cui lo stesso Reinhold Messner, sono restii a considerare vero alpinismo queste spedizioni commerciali. Si dibatte tutt’oggi sulla questione. In effetti la fila di formichine che si vede dalle foto aeree è preoccupante.
Aspettare in coda a 8000 metri d’altezza, nuoce gravemente alla salute. Non è come essere in coda al supermercato. Le cose, a quella quota, sono decisamente diverse. L’ossigeno è poco, si rischia l’ipotermia e il congelamento, per non parlare dei possibili edemi polmonari e cerebrali che possono sovente portare alla morte. Gli elicotteri non arrivano a quelle quote, le possibilità di salvataggio sono ridotte e l’unica speranza, se si soffre di mal d’altitudine, è che qualcuno (e di solito quel qualcuno è un portatore sherpa), ti porti il più velocemente possibile a quote più basse.
Il nostro corpo non è fatto per sopravvivere più di qualche giorno a quota 8000 metri. Sopra questa altitudine c’è la Zona della Morte ed è facilmente intuibile il motivo. Quindi, il fatto che si debba aspettare in coda complica decisamente le cose ed è un impedimento alla sopravvivenza di noi stessi.
Si potrebbe contestare che molti hanno con sé le bombole d’ossigeno e anche su questo argomento ci sono fior fior di discussioni. Ma le bombole pesano a quell’altezza, se ne può portare un numero ridotto (che sarebbe bene poi non abbandonare sulla via quando esaurite) e non sono sufficienti spesso ad affrontare la fase di discesa.
Scalare l’Everest si o no?
Ovviamente non può che essere una domanda provocatoria. Io, sull’Everest non ci sono mai stata, ma voglio condividere la mia opinione a riguardo. C’è chi dice che scalare l’Everest sia diventato una moda, il culmine di un accanimento personale e molte volte sportivo. Hanno girato film sul tetto del mondo, scritto numerosissimi libri, parlato spesso in TV o tra i vari media. Naturalmente, chi ha scalato le più remote e difficili montagne del pianeta vede questo un tipo di alpinismo falso e che non rende onore alla splendida montagna che detiene il record mondiale di altitudine. Il ritorno economico dei governi tibetano e nepalese non è di poco conto. Scalare l’Everest costa circa 10 000 – 20 000 dollari ad alpinista.
Sarò ingenua e forse un po’ idealista, eppure trovo che non sia giusto chiudere la possibilità ad un alpinista appassionato di tentare la vetta. È forse sbagliato chiudere i battenti a queste persone che investono i loro guadagni (di una vita o di pochi mesi) a un traguardo del genere? Scalare l’Everest comporta numerosi rischi e la morte è uno di quelli. Ognuno, che sceglie di tentare la vetta, deve accettare il fatto che sta compiendo un gesto molto pericoloso che potrebbe, nel peggiore dei casi, costare la propria vita.
Ovviamente il discorso da fare è molto più complicato, tra influenze turistiche, politiche, prestigiose. Ovviamente ciò che i governi guadagnano coi permessi che gli alpinisti pagano, dovrebbe in buona parte essere destinato alla conservazione del territorio montano-naturale. Potremmo disquisire ore e ore, per non dire giorni, sull’argomento.
A mio parere, non c’è una verità assoluta, ma è giusto che ognuno sia posto nella condizione di poter scegliere se scalare la montagna più alta del mondo oppure no.