Qualche giorno fa mi è capitato di vedere uno di quei documentari che narrano della vita negli abissi più profondi degli oceani. Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è stato la bioluminescenza, ovvero la capacità di alcuni animali di produrre energia luminosa attraverso particolari reazioni chimiche.
Le lucciole e la bioluminescenza
L’animale più famoso e che può essere considerato l’emblema di questo affascinante fenomeno è certamente la lucciola, capace di emettere luce già allo stato larvale per intimidire probabili predatori, avvisandoli che no, non sarebbe proprio buona da mangiare e anzi, addirittura tossica. Le lucciole adulte, inoltre, usano la bioluminescenza per cercare il proprio partner: i maschi emettono luce ad intermittenza e a diverse intensità in cerca di una femmina, che risponde al richiamo con un flash.
L’importantissima ricerca di una compagna ad opera del maschio è per i nostri occhi uno spettacolo emozionante. In diverse zone del mondo si assiste a veri e propri sciami di lucciole che risplendono ad intermittenza, fino a sincronizzarsi in un’unica sinfonia che dura circa due settimane ogni anno.
La stagione degli amori non è prevedibile e cambia annualmente. Gli scienziati non hanno ancora capito il perché, si sa però che cade all’incirca tra la terza settimana di maggio e la terza di giugno. Una tra le più grandi colonie di questi coleotteri è situata in Malaysia, nel villaggio di Kuala Selangor, divenuto noto ai turisti proprio per lo spettacolo che queste lucciole sono in grado di regalare.
Ma come fa la lucciola ad illuminarsi? Ebbene, la reazione chimica coinvolge il substrato organico luciferina, che emette la luce quando ossidato, grazie all’enzima luciferasi. Ma direi di non scendere troppo nei dettagli! Ci basta sapere che la lucciola regola la sua luminescenza regolando il flusso di aria e quindi di ossigeno entrante nelle parti addominali trasparenti posteriori. Un espediente naturale davvero elaborato!
Spiagge bioluminescenti
Non c’è che dire, la natura ci dona sempre atmosfere magiche. Un altro magnifico esempio di bioluminescenza lo si può trovare alle Maldive. Certo, non è proprio dietro l’angolo, ma se mai vi capiterà di viaggiare in una di quelle sognanti isole, in special modo nell’isola di Mudhdhoo, occhi aperti! La spiaggia al calar del sole ha la “capacità” di illuminarsi in una suggestiva scia blu luminosa. Ciò è dovuto al fitoplancton bioluminescente.La scienza della bioluminescenza
L’Università di Harvard ha condotto uno studio accurato per scoprire nel dettaglio il meccanismo per il quale avviene questo fenomeno. Gli studiosi hanno scoperto che le alghe microscopiche contenenti clorofilla, i dinoflagellati, presentano un canale che risponde a segnali elettrici. Gli impulsi elettrici, probabilmente dati dal movimento fluttuante delle onde, permettono a dei protoni di passare all’interno del canale e innescano così delle reazioni chimiche che attivano la proteina colpevole del caratteristico colore blu.
Ma lasciamo agli scienziati gli aspetti più tecnici! Una tra le tante curiosità è che il fitoplancton è presente anche nei laghi, ma la bioluminescenza in questo caso è assente! Solo con l’acqua salata si possono osservare le scie blu. Spiagge luminose si possono immortalare, se siete fortunati, anche in California, sulla costa di Leucadia, sulle coste della Florida o su quelle dell’arcipelago indiano delle Laccadive.
Fenomeni sparsi un po’ per tutto il mondo, insomma, che regalano emozioni uniche già in fotografia.